giovedì 18 giugno 2015

Il cibo feticcio


Da un'intervista a Wolf Bukowski (integralmente qui)

..forse questa insistenza sul cibo è legata al fatto che ci stanno preparando ad avere talmente pochi soldi che quei pochi che ci restano dovremo investirli in cibo, almeno ci danno questo di più narrativo o feticista.”

Il cibo come feticcio.
A pensarci, mi fa paura. A pensarci, però, è già così.
Come dice l'intervistatore:
Il cibo sano, sostenibile e biologico sembra essere diventato il nuovo “caviale e champagne”, il cibo dei ricchi, il nuovo status symbol.”
Non è forse così?
Il biologico (di qualunque cosa si tratti) è la nuova moda radical chic degli ultimi anni.
I ristoranti che propongono piatti vegetariani (perché insieme al bio c'è quasi sempre il veg) costano come se ti dessero da mangiare diamanti e avorio.
Una volta costava tanto comprare carne e pesce. Ora, andare a mangiare in localini che propongono “farro con cumino e pomodorini” e “lenticchie e seitan” diventa un salasso.
Qual ò il messaggio?
Se spendi un botto per mangiare, stai mangiando bene? Solo così ti stai prendendo cura di te?
Io stravedo, da sempre, per la cucina senza carne e pesce (soprattutto, semplicemente, per gusto personale...amo di più cereali e verdure), ma non capisco perché ad oggi debba essere diventato davvero uno status symbol.
Ma poi è davvero il cibo “sano” in generale, ad esserlo diventato.
Pullulano i mercati gestiti da Slow Food...ne ho visitato uno, qui nella mia cittadina...ogni cosa ti viene offerta come se ti stessero vendento L'UNICO VERO carciofo, L'UNICO VERO pane di segale, L'UNICA VERA albicocca.
Calma, piano. Le stesse cose, comprate da contadini o piccoli produttori che non sono sotto l'amorosa ala di Slow Food costano meno. Ma meno. E no, non sono schifose.
Sono bio pure quelle, per quanto possa essere bio qualcosa che, comunque, viene coltivato su terreni confinanti con chi di bio non ha proprio nulla (cioè su terreni comunque pieni di sostanze chimiche...e che ricevono per altro la stessa pioggia inquinata degli altri).
Poi c'è Eataly.
Eataly, che ha rigirato il suo essere un “supermercato di lusso” fino a promuoversi come “paladino della qualità italiana”.
Il messaggione di Eataly è: “fai una vita di cazzo? sei deluso dal tuo lavoro, dal tuo stipendio, frustrato nelle tue aspirazioni? Tirati su pagando 10 euro per una bottiglia di aranciata* e 32 per un pezzo di formaggio*. Vedrai. E' roba buona. Roba sana. Roba speciale. Te la meriti, no?”
Mi fa davvero...ma davvero riflettere...e preoccupare, questa faccenda.

Come dice W. Bukowski, vogliono farci credere che spendiamo troppo poco in cibo, e che gli sprechi siano pure colpa nostra.


* prezzi inventati da me al momento. Ma visti i prezzi reali di Eataly....

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